Venerdì 19 giugno si è svolto in piazza dell’Unità a Bologna un presidio in solidarietà alle anarchiche e agli anarchici arrestati nell’Operazione Bialystok. In piazza diversi sono stati gli interventi in solidarietà anche alle compagne e ai compagni prigionieri per le operazioni Prometeo (che avranno udienza preliminare il 22 giugno) e Scripta Manent (il cui processo d’appello inizierà il 1°luglio).
Di seguito il testo distribuito.
Venerdì scorso, a un mese dall’operazione Ritrovo, la mano dello Stato attraverso i suoi carabinieri del Ros e il procuratore Dall’Olio ha portato via altri sette tra compagni e compagne, di cui due sono agli arresti domiciliari e cinque in carcere tra Italia, Francia e Spagna. Viene contestata la solita associazione sovversiva con finalità di terrorismo oltre ad alcuni reati specifici tra cui l’incendio di qualche auto del car sharing dell’Eni (le auto Enjoy) e l’attacco esplosivo alla caserma dei Carabinieri di Roma San Giovanni del dicembre 2017. Per Paska, di nuovo ai domiciliari, viene contestato anche il 270sexies per la solidarietà che avrebbe portato pressione al carcere di LaSpezia e avrebbe determinato il suo trasferimento.
Come un mese fa dopo gli arresti qui a Bologna non grideremo a nessuna ingiustizia riguardo quest’inchiesta. Non ci sono vittime della repressione tra chi decide di opporsi a questo mondo osceno. Lo Stato, attraverso coscenziosi magistrati e solerti forze dell’ordine, fa di tutto per sopravvivere e fermare chi minaccia la sua esistenza. Partorisce leggi e mette alla pubblica gogna compagni e compagne dipingendoli con epiteti che riflettono sempre e solo la sua stessa natura. Ci chiamano terroristi e istigatori. Che facciano pure. Noi e chi ci sta intorno sappiamo chi siamo, così come sappiamo che dietro questi appellativi si nasconde la preoccupazione delirante di chi vuole regolare le nostre vite.
Alcuni dei compagni e delle compagne arrestate li conosciamo bene e con alcuni abbiamo condiviso per anni le strade di questa città. Non ci interessa sapere se sono innocenti o colpevoli dei reati di cui sono accusati per decidere di portare la nostra solidarietà. Ci interessa invece sapere che qualcuno continua a non darsi per vinto nonostante questa società suggerisca continuamente di deporre l’ostilità e di farsi i cazzi propri. Sappiamo bene chi è il colosso chiamato Eni, che sparge morte e nocività nel sud del mondo come nel sud Italia, e non stupisce anzi rallegra che qualcuno abbia deciso di illuminare la notte romana con alcune di quelle auto rosse. Così come sappiamo, e in questi giorni anche un po’ di più, che i carabinieri sono tra le forze dell’ordine che difendono il prosieguo di questo mondo infame, quindi non stupisce anzi rallegra che qualcuno decida ogni tanto di bussare alle loro porte coi mezzi che la fantasia gli suggerisce. E non ci sarà accusa di istigazione a delinquere che potrà mettere a tacere il dire che l’azione diretta è giusta ed appropriata. Così come è stata giusta e necessaria la solidarietà verso un compagno combattivo sottoposto a soprusi nel carcere di LaSpezia.
Anche stavolta infatti la solidarietà è sul banco degli imputati, in particolare quella espressa verso i compagni e le compagne coinvolti nell’ ”operazione Panico”. E’ evidente che la solidarietà rivoluzionaria e quella tra gli oppressi li spaventa, forse perché i servi dello Stato non sanno cosa voglia dire, così come non sanno cosa sia quella vita degna che noi da compagni e compagne abbiamo scelto di sperimentare.
Se la solidarietà è il loro cruccio continuerà ad essere la nostra arma.
A fianco degli anarchici e delle anarchiche arrestati nell’ ”operazione Bialystok”.
Complici e solidali a Bologna