Diario di bordo

Sabato 31 Ottobre: «vai di carica e di pizza: bella idea fare festa prima di una partenza»

@edit from “DIGOS Roma Archive nov 2020”

Nonostante le feste e i raduni siano vietati la serata è andata bene, caricando i furgoni fino alle ultime luci del giorno, con il forno che iniziava a scaldarsi. Le tante palline di pizza non consumate si sono rivelate utili per realizzare una carrellata di mega-calzoni che ci siamo portati dietro per la gita dell’indomani.
Belle le sorprese di chi, all’ultimo, decide di aggiungersi, non sapendo però verso quale avventura ci stavamo buttando. Ci contiamo e siamo ben più della decina che pensavamo di essere!
Ovviamente la partenza del giorno dopo, come nei migliori momenti delle ferie di ferragosto, era tutta stress e avanti indietro da casa ai furgoni. Non avevamo previsto l’ora necessaria per le manovre e mettersi «in carovana». Ma si è riusciti lo stesso, a colpi di clakson e di quattrofreccie, a stare insieme.
Qualche rodaggio era necessario, e da non sottovalutare l’importanza del rapporto tra il livello di gasolio nel serbatoio ed il sapere bene la strada, visto che in pochi si ha voglia di usare la tecnologia in questa carovana.

Domenica 1 Novembre: «Terni 1»

Arrivatx al punto di ritrovo, eravamo già attesx dalle merde prima in borghese….e poi in divisa!
Le varie discussioni preventive di questa carovana sul da farsi in caso di controllo ci sono tornate utili, anche se alla fine la meglio ce l’hanno spesso loro… beh, momento playlist suoneria ridicola del digossino «crazy frog». In ogni caso a fine pomeriggio alcunx sono riuscitx a farsi sentire da dentro nonostante gli occhi che avevano addosso.
A Terni in quei giorni sappiamo che Juan ha avuto il suo primo colloquio a vis-a-vis con una compagna. Abbiamo saputo, dai giornali prima e poi con la conferma dei prigionieri che dentro c’erano positivi al covid, 67 detenuti e 4 secondini. Ci hanno espresso vivere «un’inferno, che dentro è come una guerra» e che il sostegno da fuori è necessario, che ci siano i e le compagnx che li vengono a salutare. Una frase un po’ enigmatica da parte loro: «vi aspettavamo oggi» ci ha lasciato pensare e riflettere sull’equilibrio non chiaro o evidente tra annunciare in via traverse la nostra presenza ed avere un’ effetto «sorpresa».

Infine a questa giornata, allontanandoci dalle varie guardie alle nostre calcagna, siamo andatx alle terme di Viterbo. Per ovvi motivi di tranquillità e benessere, che, come si sa, senza di esse, lottare diventa faticoso.

Lunedì 2 Novembre: «chiusura amministrativa delle Terme di Viterbo e Terni 2»

La sosta rilassante è stata di ben poca durata, visto che la mattina stessa varie macchine di Digos e municipale ci accerchiavano, chi per riprenderci con le telecamere, chi per chiudere le terme su ordinanza del municipio. Beh, la carovana non si vuole, dopo tanti confronti, rivendicare la chiusura delle terme…piuttosto delle carceri!
La volontà di tornare a Terni in un’azione kamikaze ci ha fatto fare un po’ di caroselli con le varie Digos, cercando di allontanarli in vari momenti, per cercare ancora una volta di avvicinarsi sotto le mura. Beh, con il blocco della polizia, paletta in mano all’ingresso della strada che porta al carcere, abbiamo deciso di arretrare con stile. Pero questo ha fatto scattare il secondo fermo, ma non per tuttx. Allora Terni 2 non è per il secondo fermo, bensì per il secondo saluto.
Qualcunx ipotizza a quel punto che la carovana di solidarietà si dovrebbe invece chiamare con un altro nome, e lasciamo a chi ci legge di lasciar andare la sua immaginazione…

In quei fermi i documenti di tutte le persone sono richiesti e ottenuti con varie forme di ricatti. Un po’ di notifiche sono state consegnate. E l’atteggiamento dello sbirro buono e quello incazzato confermato. Non siamo cadutx nella trappola delle minacce e provocazioni di essere portatx tuttx in questura nonostante uno sbirro abbia provato a metterci le mani addosso. Interessante anche come un digos aggiornava un poliziotto su cos’era questa carovana, che i siti web ne parlavano, che la carovana si rivendicava di andare sotto le carceri da Terni alla Sicilia, e dunque concludere che eravamo portatori di qualche disturbo.
Ebbene sì, proprio così.

Dopo un giro in quel di Terni, pensiamo che la forte tensione per il Covid dentro il carcere, la presenza di due compagni combattivi, lì prigionieri, e la volontà di schedare e studiare la carovana ci ha impedito di muoverci come avremmo voluto. Pero pensiamo che c’è da provare a continuare, anche perché lo spirito è buono nonostante « ‘ste merde attaccate al sedere».

In notturna si entra a Roma, anche dopo i primi guai di meccanica…

Martedì 3 Novembre: «Cassazione-Tour a Roma e Rebibbia»

Avevamo voglia, in quella giornata soleggiata romana, di sposarci tuttx quantx insieme. Allora è nata l’idea di cercare una chiesa schifosa dove mettere in atto quel brutto desiderio. Beh, ci è sembrato opportuno andare nel luogo dove i preti della santa giustizia si radunano, addirittura vestitx da babbo natale: LA CASSAZIONE. Oltretutto hanno pure come vicini i brutti giudici di sorveglianza di Roma, unici a decidere (bastonare ed uccidere) i e le prigionierx del regime 41 bis.
Il gps di questa allegra comitiva festaiola sbarella, e ci si ritrova a girare intorno a quell’orrido palazzo agghindato con pratini rasati al millimetro e palme trapiantate, fatalità proprio davanti alle porte principali. Quindi determinati a continuare i festeggiamenti il carrozzone si esibisce in concerti di clacson e strumenti arrabattati con tanto di giocoleria ai semafori per attirare l’attenzione dei malcapitati passanti e dei PdM (pezzi di merda) dentro quel teatro dell’orrore. I birilli in divisa decidono di fermare i festeggiamenti davanti al palazzo e peccato per loro ma gli animi non si spengono, anzi le voci si innalzano all’urlo di «anarchici in azione contro la cassazione, per tutti, per tutte LIBERTA’» o ancora «giudici, boia, sfidiam la vostra noia».
Che caso però che quel giorno dei compa dell’operazione Ritrovo e Bialystok avevano a che fare con questa corte, che oltre a dare sentenze incomprensibili, si permette di invitare i giudici vari (riesami o corte d’appello) a riformulare accuse invece di bocciarle o confermare. Esprimiamo qua massima solidarietà a chi ha a che fare con quest’ orrenda istituzione, che si vanta di essere l’ultima voce di un futuro di gabbia o di libertà. Forza e nervi saldi!

da “album di matrimonio Vacanze Romane”

Durante quel fermo della polizia, lì davanti, le trattative rendevano bene l’idea dello stupore delle merde: si cercava un promotore, si voleva dare un nome a questa “manifestazione”, si cercava addirittura di sapere se una «F» su una targa significa Francia o Firenze. Si capisce che gli aggiornamenti sulle notifiche fatte il giorno prima non sono così immediati sui loro server informatici.
Insomma, dopo un po’ di meccanica e un free-shop scaricato in strada, la foto degli e delle sposatx coi furgoni davanti questa chiesa rende un bel sorriso per continuare questa giornata.
Gli invitati al matrimonio decidono di continuare l’after davanti a rebibbia dopo aver fatto un doveroso banchetto di nozze in un parchetto poco distante.

Mercoledì 4 Novembre: «Accoglienza Latina 1…e 2!»

La carovana decide di riprendere la strada e di salpare per Latina, si ferma in un autogrill chiuso alle porte della città per allontanare gli ospiti indesiderati che non si staccavano dalle costole dei furgoni. Sorpresa: non era una macchina sola a seguirli bensì cinque!! La situazione si complica un po’… le solite ore di merda, ma stavolta con colpo di scena.. perquisizioni travisate da ispezioni, per giustificare l’assenza di verbali alla mano. E come dicono loro «chi ha orecchie per intendere intenda!»
MA NOI SIAMO IN CAMPER!
Negativo tutto. Soprattutto i loro neuroni: ASSENTI.

«Aperitivo Eurospin, nuovo sponsor della carovana».
Per una buona continuazione della carovana, dopo le ore di fermo, le spese e gli aperitivi compulsivi permettono di ricompattarci tra i vari mezzi fermati qua e là. Perché anche altre persone erano state fermate. E di nuovo arriva la notizia che da fuori qualche voce è riuscita a spaccare il silenzio e la freddezza dei muri del carcere di Latina, per ben due volte!!

Scambiamo due parole con le persone che lavorano in quell’Eurospin: per loro il carcere è una merda, e ci consigliano che per andare là sotto dobbiamo dividerci, che siamo troppo visibili. Beh, consiglio segnato! Una ricicla di viveri al momento della chiusura, un dito medio alle guardi e hop!
riprendiamo la strada!

Nonostante i messaggini a fogliettini di carta igienica con dediche varie buttate dal finestrino nei vari giri di rotonde, le guardie dimostrano una vera e propria adulazione nello starci dietro. Dopo qualche autodepistaggio comunque non li vediamo più, ed è con tranquillità e stanchezza… che ci si parcheggia nel Circeo.

Giovedì 5 e Venerdì 6 Novembre: «nel Circeo riprendiam fiato, e… Latina 3!»

La giornata parte in tutta calma tra lo spumeggiare delle onde, l’abbaiare dei nostrx amicx caninx, sessioni di yoga, nugoli di mosche e infinite chiacchiere per approfondire rapporti, amicizie e tante risate. Non mancano i tuffi in acqua e le skills (evoluzioni) alla carovana tra fari nuovi, mobili aggiustati e pulizie. La serata termina con un grande falò e le castagne sul bagnasciuga. Unico neo un po’ puzzolente la ramanzina da parte da quei pantaloniblù di rosso rigati per tenere a bada i nostri amicx loppidi.
Ma ormai si sà: la carovana una ne pensa 100 ne fà!

E così l’indomani, dopo il bel gesto del fornaio di zona che porta e offre alla wagen-platz le pagnotte per la giornata, si riparte a tutta birra con la voglia di salutare ancora una volta la nostra compagna prima di avventurarsi in una nuova direzione e una nuova regione. Tuttx (più o meno) di nuovo sotto le infami mura a farci sentire, poi prontamente una bella inversione a U e go go go verso le pizze fritte, il Vesuvio e le sorelle partenopee, ovviamente senza farci mancare un paio di controllini.

  • Le cifre della carovana per gli amanti della matematica e statistica di strada:
    – 6 giorni
    – una trentina di calzoni
    – 6 saluti
    – 7 fermi
    – 0 multe (…per ora!)
    – 585 km (parte Laziale)                                                                                                 – 3 regioni attraversate
    – 1 matrimonio
    – 1 denuncia
    – 2 notifiche
    – 782 accendini persi
    – 6 mezzi perquisiti
    – 514 accendini ritrovati
    – 2512 cappuccini di soia
    – tante urla dentro e fuori delle infami mura

Venerdi 6 Novembre: arrivo a Napoli…conferme ansie del traffico!

Nonostante c’eravamo preparatx molto bene al arrivo Napoletano, con un posto sicuro fuori città dove parcheggiare (cosa non da poco importante!), orientarci ed arrivare tuttx insieme, anche per ricompattarci con chi si impegnava in saluti a latina, si è rivelato come nelle migliori delle sfighe: CI SIAMO PERSI! e non una volta! beh, che bello pero, nel perdersi dopo un paio di peripezie nel traffico tentacolare Napoletano, alle 22h01, ora di copri fuoco, perdersi proprio sotto Poggioreale, così parte un saluto a suon di urla e di clacson (matrimonio docet) nonostante fossimo in pieno pallone per la strada. Quindi un arrivo come ci piaceva: sfidando il coprifuoco siamo arrivvatx al posto trovato per dormire senza farci mancare la ramanzina delle guardie che ci ricordano che il covid dilaga e la notte si deve stare a casa! Infine eccoci, mezzo dopo mezzo, a «casa», ovvero un campo occupato dove, grazie ad una mega ospitalità, staremo per più giorni.

Sabato 7 Novembre: Napoli, ci siamo! colazione! assemblea! chiacchiere! Napoli 1!

Da premessa, imparare a muoversi dalla periferia al centro in tantx, ritrovarcx ci è sembrato una bella sfida. Chi coi mezzi pubblici, chi in macchina, e chi in bici! Tanto di capello ax tre ciclistx dell’estremo, che cmq si sono fatti offrire la pizza mentre una ruota era da cambiare in strada!
Nonostante il convegno anti-carcerario non sia stato fatto, c’era una chiacchiera in uno spazio, che voleva mantenere alta la tensione/l’attenzione sulla situazione carceraria, dunque andare in strada sotto le carceri continuando un percorso territoriale, e integrare i nostri spinti carovaneschi per andare insieme girovagando. Grazie de core per il pranzo:pasta lenticchie preparata dagli abitanti del posto e i nostri banchetti distro liquorini serigrafie benefit, il primo della carovana, che per nostro obbiettivo di fare soldoni per le casse anti repressione ha dato i sorrisi.

Nel tardo pomeriggio un nutrito gruppo di compagnx saluta i prigionieri di Poggioreale dove ci comunicano che ci sono parecchi «positivi» al covid (più o meno una trentina solo in un padiglione)alcuni padiglioni non hanno ancora fatto il test e i detenuti malati non ricevono le giuste cure e restano nelle celle comuni assieme a chi resta negativo al virus senza nessuna precauzione. Li invitiamo a scrivere fuori, l’informiamo della varie proteste che compagnx prigionierx mettono in campo, esprimiamo la nostra forza e la nostra vicinanza con chi affrontare il carcere, il regime di 14bis, le merdate del tribunale di sorveglianza ed altro.
Dopo qualche slogan canzone ed effetto pirotecnico ci si perde, allontanandosi delle riprese della Digos, tra le strette e affollate vie del centro napoletano che non sembra troppo interessata al Dpcm.

Domenica 8 Novembre: Pozzuoli: carcere femminile

Nel pomeriggio la carovana si sposta verso il carcere femminile di Pozzuoli,dove osservati dall’immancabile digos con giacca e borsello cerchiamo di comunicare con le detenute,inizialmente senza ricevere risposte.(Abbiamo saputo che tempo fa dopo una protesta la direttrice a suon di ricatti aveva scoraggiato le prigioniere a rispondere ai saluti)
Ma dopo un po’ di musica e qualche slogan le detenute ci chiedono di spostarci dove siamo piu visibili e riparte di gran slancio un saluto emozionante con l’aiuto di ladyGaga.
si torna in Wagen-platz falò musica e chiacchiere.

Lunedì 9 Novembre: pimp my van e incontri vari

Una giornata di re-styling per le nostre furghe per essere più discrete possibili in tempo di zone arcobaleno coprifuochi e semi lock-down decidiamo di darci un aria più sobria con attacchianaggi e un writer molto conosciuto della zona (di cui non sveleremo il nome,anche se il pezzo sul mezzo è stato firmato..)ci lascia una dedica sulla furgone.
Con la volontà di ri-beccarsi con le persone incontrare o conosciute dei primi due giorni e la voglia di prenderci una piazza(e una pizza) nel giorni a seguire, la giornata si riempie velocemente.

Martedì 10 novembre: A piedi…

un giorno di decompressione con un giro in centro e così tra la folla napoletana siamo confortatx nella scelta di tirare su un iniziativa in piazza per farci conoscere, per parlare di carceri e delle due settimane di solidarietà ai prigionierx anarchicx. Anche perché a sentire la presenza importante di tante persone in centro non sarebbe affatto male esserci anche noi, e tra una pizza fritta e l’altra scegliamo la giusta piazza per farci vedere!
Lo sapevate che a Napoli i bagni pubblici scarseggiano ma se tenti di fare pipì tra i vicoli il bidet è gratuito e ti arriva volante direttamente dal balcone del primo piano?noi non lo sapevamo!

Mercoledì 11 novembre: in piazza noi ci andiamo: San Domenico viene A(c)cerchiata…

Portiamo in una delle piazze piu frequentate partenopee tante nostre arti,i nostri saperi e quello che siamo, tra gli immancabili banchetti distro e serigrafia ci prendiamo spazio per far capire a chi ci sta attorno chi siamo con la mostra realizzata dax compagnx del nord e con una jam session di tutto spessore con i/le musicantx abitué-es della zona.
I borsello-muniti ci osservano da lontano,ma dopo canti lirici e canzoni rivoluzionarie,si allontanano prima della chiusura di questa micro TAZ.
Volantinando a tutto spiano i/le vari curiosi/coraggiosi si avvicinano ed è un grande mischione di chiacchiere, dibattiti e confronti su fondo musicale.
Non è una leggenda che «pezzi di mondo si incontrano a Napoli», ed è con sorpresa che qualcunx rivede un compagno straniero dopo anni o che una persona dopo aver visto scritto «bialystok» e che ci chiede il perché ci dice di essere proprio nata in quella città!

Per scelta i liquorini o altri alcoolici non erano in vendita, nonostante ciò un po di grana è potuta entrare nella cassa benefit, si è sentito pero che i soldi non ci sono nelle tasche, ma tanto non importa, è ben altro che fa la ricchezza. Intanto tutti i nostri banchetti sono a offerta libera!
Verso sera torniamo in wagenplatz, dopo esserci salutatx avendo il sorriso di aver preso spazio, tempo e pure condiviso un passaggio per riportare un po di gente a casa!

  

Giovedì 12 novembre: Secondigliano – Peastum solo andata

Prepariamo i mezzi per il proseguo del viaggio e salutiamo con un po’ di tristezza alcunx compa e amicx che ripartono per la via del rientro (ma ci hanno promesso che ritorneranno)
nel pomeriggio intentiamo un ultimo saluto al carcere di Secondigliano ma la logistica del posto ci impedisce di comunicare con i/le prigionierx ma bensì con le guardie e dopo un paio di tour per il quartiere decidiamo di abbandonare il progetto. Siamo un pò amareggiatatx ma ci rendiamo conto che dobbiamo capire meglio gli ambiti che circondano le carceri. Beh, in una carovana dopo l’andata c’è sempre il ritorno!
Per uscire di Napoli è stato epocale, dalla periferia nord della città, alle tangenziali preferiamo il sentro città! Che delirio! Ci dirigiamo verso sud,scegliendo per questa volta una meta balneare di un certo spessore storico.

Venerdì 13 Novembre: mare profumo di mareee

Ci lasciamo prendere dal profumo della salsedine e dalla sabbia che ci sfrega tra le dita dei piedi,i/le piu temerarie si lanciano in un bagno rinvigorente e la giornata ci passa veloce tra chiacchiere e risa. Beh, anche tra i vari sbatti della quotidianità: trovare l’acqua, i posti per ricicla o cibo a prezzi da fallimento, e sti furgoni che sono vissuti quindi sempre da sistemare qua e là!

Sabato 14 Novembre: poco da scrivere ma tante cose da sistemare

Una delegazione della carovana va in città vicino a Salerno per un po’ di compere e per una compagna a 4 zampe che sta male. Ovviamente le sfighe non arrivano mai da sole e durante il viaggio il furgone inizia a fumare.. un bel po’.
Riusciamo comunque a raggiungere la clinica con una nube nera che avvolge il camper.. fortunatx nella sfiga come sempre, li vicinissimo c è un meccanico «via col vento» che arriva in nostro soccorso. Come sempre, questione di freni bruciati.
In più abbiamo da affrontare la nostra prima tempesta tropicale, ma grazie ad una preparazione pronta ad affrontare qualsiasi eventi, e ad un ingegnoso sistema di corde e teli, l’accampamento regge e nonostante l’umidità onnipresente riusciamo a stare fuori compattx e contentx.

Domenica 15, Lunedi 16 e Martedi 17 Novembre

Abbiamo saputo della protesta dei detenuti del carcere di Salerno e i parenti hanno fatto un presidio la settimana prima che la Campania diventasse zona rossa.
Ci vien voglia ancora di piu di attivarci e iniziamo a scaldare i motori
eeee…. eccoli!!! Se vi stavate chiedendo dove fossero finiti i nostri fans in divisa, eccoli riapparire con le loro facce di merda chiedendoci documenti libretti e bla bla bla.
Due di noi vengono invitati in caserma per ritirare i simpatici omaggi; una notifica della questura del nord (sentono proprio la nostra mancanza questi qui!), all’ inizio volevano dividerci ma ci impuntiamo per raggiungere il palazzo di merda con i nostri mezzi.
Riusciamo a portarci via un bel souvenir , una preziosissima scatola di mascherina gentilmente offertaci. Intanto fuori si scaldano le voci con serenate con Gigi D’Alessio urlato a squarciagola sotto la pioggia battente. Ci riprendiamo i due pezzi di cuore e andiamo via.

Mercoledi 18 Novembre: Salerno fa casino!

Con faccine tristi e il cuore pieno di emozioni e due freni nuovi di zecca, salutiamo un’altra parte della carovana che se ne va.
Ok rimaniamo in sei.. Ci diciamo che si continua comunque!! Daje forte!!!!!!
Cambiamo parcheggio, scegliamo un altro posto con vista mare e pineta alle spalle, due-tre preparativi e via!!!Si va sotto alle mura del carcere di Salerno.
Dopo vari sopralluoghi si sceglie di passare in mezzo ai campi.La visuale è ottima e si riesce, dopo l’incontro di locals, a rimanere un bel po’ e salutare i/le prigionierx di tre blocchi. Gli scambi con loro parlano di situazione difficile, danno conferma delle due battiture quotidiane e del sostegno ricevuto dai parenti. Ci esprimono, con le traduzioni dai nostri accenti verso il campano, ringraziamenti di stare qua per tutti loro, dicono che i pacchi non entrano, e che portare avanti proteste di sciopero del carrello o della spesa equivale in pratica a fare sciopero della fame. Gli informiamo delle ultime notizie di proteste portate avanti dai e dalle compagnx anarchicix e delle proteste in corso a Rebibbia, Santa Maria Capua Vetere, Sicilia, ecc. Aggiungiamo che nonostante le restrizioni abbiamo deciso di continuare a salutare e sostenere i e le prigionierx lungo la nostra strada. Molto emozionante e forte lo slancio di due prigionieri ad avviare una mega battitura
“ Tizio! Faccim’ a battitura?”
“ Faccim, Faccim!” e con la copertura del nostro allontanamento accompagnato da una bella batteria di fuochi, sentiamo fino a raggiungere la macchina una battitura che rimbomba per diverse centinaia di metri.
Ed è senza inciampi che torniamo al campo base, dove nel mentre scatta un controllo dei carabinieri a chi stava al controllo dei fornelli su uno dei furgoni..dopo continue intromissioni di altre pattuglie, brandendo un mestolo , una di noi testarda riesce a proteggere il sugo sul fuoco e a mandare via gli imbucati alla cena. Ed è attorno al sacro sugo che la comitiva si ricompatta.

Giovedi 19 Novembre: Da Salerno a sud di Sapri – passando per la Basilicata: La zona rossa vietata?!? Meglio il sole e la faccia abbronzata.

Durante il viaggio vediamo un panorama mozzafiato tra tornanti e alberi di limoni, coste a picco e scogliere dirompenti. un capolavoro dipinto nel reale.


Le alluvioni dei giorni precedenti mostrano la loro potenza difronte a chi vuole continuare a cementificare la costa.Chili di fango si riversano sulle strade ed è subito emergenza.
Varchiamo i confini della Calabria iuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!


Uno scenario, quello che ci si propone davanti piuttosto desolante; paesi fantasma che risorgono durante i periodi estivi fanno si che migliaia di case, negozi, e residence di lusso siano completamente vuoti ma costellati di telecamere. Una fatiscente zona di divertimento e benessere per chi,evidentemente, non è del posto.
Ci scegliamo quindi un bel lido dalla scritta fucsia con acqua corrente, a due passi dal mare (tanto per cambiare). Aggiorniamo il diario di bordo, tinte e chiacchiere con i pochi locals che passano di lì, tra cui uno di loro ci esprime il suo disappunto su questi decreti e con un occhiolino ci dice che negli anni 70 la risposta sarebbe stata ben diversa !!
Iniziamo ad adoperarci per capire dove un simpatico esserino a quattro zampe con dei baffi e una coda molto lunga , potesse aver fatto la tana.Ovviamente il calore del focolare domestico attirerebbe qualunque essere e anche il nostro ospite ha optato per questa scelta.
neanche il tempo di salutarlo che op!! Appena uscito da un furgone passa subito dentro un altro!!! Furbissimo questo roditore bellissimo!!
..e secondo voi cosa succede ora???
Ma ovvio!!!!Arrivano anche le merdeeee olèèè!!!E cosi non manca proprio più nessuno!!!
E solo non si vedono due carovanierx!!
Si susseguono a ruota libera le loro domande sul perchè ci troviamo in quelle zone rosse e incuriositi dal nostro carrozzone con fare arrogante cercano di perquisire i mezzi e nonostante noi ci giochiamo la carta dei lavoranti stagionali l’ispezione non la scampiamo. E neanche verbali di bivacco e multa coviddi; doppietta per noi.
Decidiamo di guardare un bel film tuttx insieme «Speed».
Ritroviamo la grinta:dai dai dai la carovana non si ferma mai!!!!!

Venerdì 20 Novembre: Il richiamo della foresta

Il tempo è troppo brutto sul lungo mare, allora partiamo in avanscoperta alla ricerca di un posto nell’ entroterra calabrese. Troviamo ,dopo qualche studio delle mappe, dei torrenti e monti :un laghetto molto ospitale difeso da…due cigni bianchi incazzati neri. Tenendoci a distanza, riusciamo a convivere e attorno a questo posto all’abbandono fatto di rovine, di case ed unmulino, qualcuno trova funghi: il richiamo della foresta forte sotto una pioggia leggera.
Un luogo dove non passa nessuno, un po’ di sospiri e di cucina buona e calda. Siamo purtroppo sotto il viadotto di una super strada, per non dimenticare che il richiamo della strada ci tornerà anch’esso bello forte, determinando così nuove avventure.
Non tarda così la chiamata di amicx semi-nomadi che, dopo la raccolta delle olive, stanno risalendo su, che riusciamo ad incontrare in una campagna poco distante. Chi li raggiunge si gode una passeggiata nel letto di un fiume in mezzo ai canyon, a furore di racconti e consigli su come stanno procedendo le nostre vite in questa realtà distopica che sembra essere alle nostre calcagna, in modo assai costante. C’è lo ricorda pure una pattuglia che dal nulla ci sgama al momento dei saluti : «passeggiata con i cani» sarà sufficiente questa volta per non farli scendere della volante. Che rabbia però che ci siano solo sbirri in giro!
La piccola squadra rimasta invece al laghetto si gode una ricicla di quelle epocali che in questi 5 sacchi neri ci rifornirà di cibanze varie (e anche 10 litri di olio d’oliva!) per le prossime settimane.
E senza brutte visite, finalmente, ci prendiamo un risposo imboscatx, nel senso letterale.

Sabato 21, Domenica 22, Lunedì 23 Novembre: Il richiamo delle vasche

Arriviamo a Lamezia Terme in serata, essendo sabato sera le pattuglie in città erano molte.. Sembravano essere dappertutto, ma riusciamo a schivare quasi miracolosamente qualsiasi posto di blocco, evvai!!!(pacman docet).
Ad accoglierci una tempesta di vento, ma in compenso tutta la vasca nostra. Vasca? Sì..la vasca delle terme!!!! Per non sentirci gli/le sfigatx del sabato sera decidiamo di prenderci una pizza d’ asporto e fare finta di essere uscitx per la serata da febbre, organizzando qualcosa di figo. Dai un po’ di mondanità sul camper fa sempre bene!!
Amici da trovare, appuntamenti per il futuro, ganci acqua, incontri nelle vasche con i locals che sulle misure anti-spostamenti sono chiari : basta non farsi sgamare. Ecco che, di nuovo, arriva una guardia, che non prende neanche il tempo di verificare se tuttx escono dalla vasca e svogliatamente ci invita ad andarcene..Beh, al contrario di quelli di Viterbo, il nastro rosso bianco non viene messo, basta quindi cambiare cappello e l’ oscurità fa il resto. Falsa gioia, tornano gli sbirri, stavolta si trovano due regaz in vena di non uscire dalle vasche, allora multati ma loro tornano dritto dritto in acqua per buona parte della notte cassa dritta e selfie a bordo vasca…purtroppo non sono nate complictià anzi…
Giorni dopo, con altrx frequentatorx delle terme, nascono chiacchiere intorno alla questione carceraria e sullo schifo di quel sistema.
Incontriamo amicx che sviluppano vecchie terre qua.Che ci dicono che qua la terra costa ma che sarebbe figo che più gente amica si insidiasse da queste parti. Grandi session di bagni senza farsi notare e cucina a tutto spiano, nascono man mano i contorni di un giornale e della gita a Vibo Valentia.

Martedì 24, Mercoledì 25, Giovedì 26 Novembre

Faccende piuttosto private.. dai..sì, un po’di cosine ce le teniamo per noi. (Se no cosa cazzo vi raccontiamo quando ci vedremo??)
Vi facciamo una piccola lista di cose senza essere troppo prolissi:
giri da amici sulle vette calabresi…
– a noi del compleanno…beh sì! Festone!
– lamezia terme, karaoke versione inside indafurgo
– campagna calabra compa e quadrupedi,
– nuove conoscenze,
– incisioni di ferro,
– cariche attrezzi,
– karaoke versione outside indacampagna con parmigiana in padella.. olè

Venerdì 27 e Sabato 28 Novembre: Vibo Violenta

Un bel fine settimana si preannuncia con l’arrivo di un nuovo componente in carovana, oh yeah! E questa nuova presenza ci da la carica per rimetterci in pista..a tutto gas!!
Avevamo accumulato un po’ di conoscenze sul contesto calabrese,sulle mosse delle guardie e più specificamente sul carcere dove rinchiudono Leo.
In quel Nuovo Complesso (=Vecchia Merda) sono uscite denunce da parte di prigionieri su pestaggi. Un saluto dalla modalità ninja ci ha rinfrescatx dopo aver attraversato tutta la Calabria che qualche pennarello dotato ha colorato di rosso. Sentendo la risposta di alcuni detenuti, portando i saluti provenienti dal nord e mettendo qualche canzone. Tempestivamente coperti dai fuochi e da saluti da dentro, scompariamo nel buio dalle tinte blu lampeggianti.
Mettendosi poi al sicuro, tanto per cambiare a bordo mare, ci siamo potutx confrontare con le persone che in quel sabato ci hanno trovato su quel parcheggio, tra i racconti della nostra avventura e quella di chi ha avuto a che fare con il carcere. Un po’ di persone si trovavano d’accordo per dire che qua il carcere è un problema e non una soluzione e che in quelle del sud è particolarmente brutta la situazione : cibo, sanità, sporcizia delle sale colloqui. E’ con qualche foto e saluti alle persone del posto che ci rimettiamo in strada.
Bella Vibo comunque, ma non ci vivremmo..

Domenica 29 all’assalto della Sicilia..

Attraversare lo stretto di questi tempi è proprio un’odissea!
Vi raccontiamo una storia…

Di carovan l’equipaggio,
che a capitan e guardie non rende omaggio,
delle sirene fu ostaggio.
Giorni d’intemperie e sventura
ricoprirono cupe la nostra avventura
giorni e giorni di fatiche e premura
mentre giungevano papiri dalla questura.
Tra le onde e il biancheggiar del mare
alcuni di loro non si fecero sgamare

Invasioni di proci in divisa sui nostri galeoni….
Una rottura di ovali maroni!
Di quelli un tale con molesto fare
in un galeon entrò senza bussare,
ma la maga Circe attenta e funesta
di certo non l’accolse con aria di festa
a gambe levate il procio scappò
e nel suo vascello si rifugiò!
Comizi in strada sull’ amara situazione
li fecero cambiar direzione.

Scuoteva la tempesta il nostro andare,
ed il Caronte traghettator ci constrinse a restare.

Uno sgherro del reame
declamava il nostro bando infame
oh! potevamo di certo rinunciare
ma altro non era
che non uno strategico indietreggiare

Con testardia e goliardia,
la ciurma sfidò ancor la polizia
nuove carte giunser a lor signor mani,
che sbalorditi e stufi di noi dissero :

mai più vediamoci nell’oggie nel domani

Il nuovo salpeggiar fu di gioia investito,
col pensiero degli sgherri dall’ orgoglio ferito
sulle sponde di Zancle finalmente approdaron
in nuove avventure presto si lanciaron

Lo stretto non così breve da attraversare…

CIAO!
Rispetto all’episodio scorso e per chi non era riuscitx a decifrare la poesia che voleva raccontare le giornate bloccate alla frontiera-stretto di Messina dal lato Calabro nella città di Villa San Giovanni, ci andava di descrivervi ciò che è accaduto.
Un controllo di carabinieri, in un paese poco distante, Scilla, ci ha portatx ad essere “scortatx” in un parcheggio affianco all’imbarco di Villa San Giovanni. Ad unx di noi gli è stato notificato una segnalazione di violazione della sorveglianza speciale dell’obbligo di astenersi di frequentare persone colpite da misure di prevenzione (nel caso specifico un foglio di via).
Nel parcheggio, “intrappolatx”, abbiamo visto per 3 giorni, ogni giorno e più volte al giorno (ogni mattina alle 8 in punto) tutte le forze di polizia della zona (fino a sentirsi dire da un gruppo di carabinieri che gli altri carabinieri, venuti qualche ora prima, “non erano della stessa categoria” : “Non avete notato che hanno gli stivali mentre noi abbiamo le scarpe?!”. Quindi si metteva male, non trovavamo modi per attraversare, nonostante tantx compagnx si sono mobilitatx (e qui cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore! Ci avete incoraggiatx a non mollare in quei giorni era fondamentale questo sostegno a distanza).
Perquisizioni, verbali su verbali, multe covid (1500 euro ad autistx e 1000 a passegerx), fare schifo nel mettere pressione e provare a forzare l’ingresso dei furgoni (grazie alla 4 zampe abbaiona che ha fatto indietreggiare “coda tra le gambe” il brutto sbirro spavaldo!).
Resistenze : attaccare la cassa per un comizio improvvisato con le persone affacciate alle finestre hanno fatto andare via gli sbirri in fretta dopo pero averci consegnato l’ennesima multa. Bello il consiglio di un’abitante della zona che ci diceva di andare in comune a farla pagare a loro e informandoci che addirittura il sindaco era stato messo ai domiciliari da poco per…. Corruzione!
Testardx come mai prima ci arrivano ganci di formazione professionale per tuttx, mentre due di noi hanno anche prenotato visite mediche. Arriviamo all’imbarco in un fine pomeriggio di alluvioni. In due optano per un passaggio in treno-traghetto mentre altrx tre in furgone. I due sono bloccati subito, i furgoni anche, a pochi metri del traghetto. Eravamo attesx, prova uno sbirro che rincorre un camper a caso per fermarlo : si trattava pero di una coppia di pensionati svizzeri. Arriva l’ormai classico assembramento di forze variegate del disordine : documenti dati ma richiesti da vari capi di polizia, tra cui l’ultimo arrivato, niente di meno che il vice questore di Reggio Calabria che ci notifica la ciliegina repressiva : il foglio di via per tre anni da Villa San Giovanni per tuttx, e per uno dalla provincia di RC. “Aspetta il tuo turno per i documenti nostri! Ce li hanno già richiesti e presi altri due agenti!
Oltre ai precedenti, chi più ne ha più ne metta, veniamo a conoscenza delle cause del foglio di via, e per la prima volta leggiamo come è percepita la carovana dalle merde :
..i militari osservavano su un camper disegni e frasi riconducibili ad attività di gruppi anarchici: ”daje forte” “stare of minde” “ on the road gain” “gomme gonfie e serbatoio pieno..
..Considerato che in sede di successivi accertamenti emergeva la riconducibilità dei predetti al gruppo anarchico, in movimento, dal nord italia verso la Sicilia, autore della mobilitazione itinerante denominata “Carovana Bialysturbo” per la raccolta di fondi per compagni anarchici detenuti a seguito dell’operazione dei ros dei carabinieri denominata “Bialysok”..
Parla da se. Gli errori ortografici sono originali. E via di risate!
Ovviamente tirano fuori che la formazione professionale non è un motivo valido, ma che le due persone che hanno le visite mediche possono passare. Mossa vecchia quanto l’esistenza del potere : divide et impera. Facciamo inversione tuttx insieme e usciamo da Villa San Giovanni freschi freschi indesideratx dopo quattro giorni di sosta.
Le prenotazioni mediche vanno bene? E allora via di Dottore.it! Andiamo a pescare i vari check-up che si dovrebbero fare per rimanere in “salute” in questo sistema : dentista, urologo, oculista, ginecologa…. In un’ora riceviamo conferme delle visite e ci ripresentiamo (sempre sotto l’alluvione) all’imbarco con biglietti validi fino a sera alla mano. L’incoraggiamento del dipendente della Bluferry “Dai stavolta è quella buona!” ci rigasa. Ritroviamo due sbirri che di nuovo ci dicono che oggi non passeremo! Si alzano i toni, urla in faccia, “ABBASSA LA VOCE – NO, NON ABBASSO LA VOCE, VOGLIO PARLARE CON IL TUO CAPO!!!– bis, tris, ecc, ecc”. Tra minacce di sgomberarci VS blocco del traffico, tra la richiesta di un verbale che giustifica il blocco che impedisce le nostre cure urlando che “è anticostituzionale, è un’omissione del diritto alla salute, tanto tu non sei niente chiama il tuo capo”. Il capo che presumiamo stesse comodo comodo all’asciutto si sarà sfiancato anche lui. Scena assurda dei due sbirri che ci lasciano passare dopo aver compilato l’autocertificazione sotto la pioggia sul parabrezza di un mezzo, archiviati i fogli in stato di decomposizione appena compilati.
Saliamo sul traghetto in prima fila, ben contentx di questa conquista!


ARRivo A MeSSinA

Batticuore e curiosità mentre la nave attracca. Chissà quale comitato d’accoglienza troveremo al porto.. i pensieri di catastrofe fanno a pugni con l’eccitazione di conoscere una nuova terra. Si apre il blindo della nave e via!!! Accendiamo i motori e salpiamo in Sicilia!!
Tutto tace, una sensazione di strana quiete ci accompagna verso un area camper, un micro parcheggio in mezzo alla zona commerciale vicinissima al porto con una caserma a pochi km.
Tiriamo fuori friggitrice proiettore e via di felafel, patatine fritte e film anche se di fronte ogni tanto c’è un posto di blocco.
Intanto ci raggiungono le prime persone di qui: super chiacchiere, tanta voglia e curiosità di conoscersi e annusarsi da vicino, insomma d’intrecciarsi.
Cambiamo parcheggio, su consiglio delle persone appena incontrate, andiamo sul lungo mare dove c è un panorama incredibile…. Di fronte a Villa San Giovanni ehehehe!
Qualcun* va alla scoperta della città e ci infiliamo in un mercato: bellissimo!! pieno di gente voglia di chiacchierare e vengono acquistate con grande felicità le prime tute della “givova” ( guarda qui, una piccola suggestione musicale che ha accompagnato i momenti salienti della carovana) e nel mentre smonnezzate delle altre super!!
Abbiamo avuto un secondo incontro con i/le compa di qui. Beh capiamo che di voglie ce ne sono parecchie e di spinte pure..FIGO!! (ne vedremo delle belle!)
Nel frattempo iniziano giorni di pioggia un po complicati: il posto dove siamo parcheggiati si allaga completamente, le cose che stanno intorno ai furgoni galleggiano sull’acqua, decidiamo di spostarci immediatamente. Via gli scarponi,via i calzini e con la migliore mis da turist* agostiano recuperiamo il salvabile e ci spostiamo su una pista di go-kart abbandonata.
Nel pomeriggio andiamo a conoscere un altro compa di Messina, che ci offre doccia cibo e bei confronti. Il tepore di quella casa ci ha avvolto e ci da anche lo slancio per capire un po il da farsi. Cosi decidiamo tutt* insieme di proporre un incontro con le varie collettività sicule. L’ incontro viene fissato per qualche giorno dopo a casa di compa che vivono sui monti.


(racconti di un isolana)
“..La notizia del riuscito superamento dello Stretto-frontiera, nonostante le limitazioni in termini di spostamento e la repressione statale che con fermi, multe e pressione psicologica tenta di bloccare questo viaggio, mi dà una gioia e una carica enorme. Voglio conoscerl*, quest* così determinat* a portare avanti un progetto di solidarietà e lotta per stare vicino e comunicare con chi è rinchius* dentro le galere e continua a ribellarsi. Ci si incontra ed è subito intesa: Mau dice, raccontando del suo arresto, di essersi fatto dare un passaggio da un ragazzo sconosciuto in moto perché i compagni, allora come adesso, li riconosci subito; ed ha ragionissima secondo me! “
Passiamo un paio di giorni in città tra chiacchiere, confronti, condivisione di esperienze e informazioni sui compagn* reclus*, cerchiamo di capire il da farsi. Durante un picnic domenicale in riva al mare, mentre assaggiamo un buonissimo liquorino al bambù, il primo fermo nell’isola. La carovana era già seguita dal giorno prima dalle merde in borghese. Ci identificano ma non tutti, i cretini in rosso e nero non sono così svegli (mica a caso sono i protagonisti di tantissime barzellette!)“

Quindi ON THE ROAD AGAIN

Ci rimettiamo in viaggio e indovinate un po???? Eccoliiiiiiiiii Ci mancavano e sono tornatiiiii, vi starete chiedendo chi o avete già capito?? ebbene siiii sono proprio loro. LE MERDE!!!!!! Un viaggio che si immaginava essere breve diventa un pedinamento con vari ostacoli da superare. Ed eccoci catapultat* in un mix tra un livello 5 di super Mario Bros e un poliziesco “La carovana odia: la polizia non può fermarla”. Allora iniziamo dalla carovana che si scompone in due, per raggiungere la destinazione. Il primo gruppetto si accorge di esser seguito da una volane della stradale con lampeggianti accesi; questa macchina per svariati km non supera e rimane dietro attaccata alle chiappe dei furgoni. Con un tempismo non troppo coordinato sorpassano i furgoni e in prossimità di un uscita tirano fuori la paletta per obbligare la svolta ai mezzi, peccato che i furgoni sono a tutta birra e ciaone l’uscita!!!! si tira dritto e, peccato per l’automobilista sfortunato che si trova subito dietro ai mezzi e che quindi si crede obbligato a fermarsi al posto di blocco improvvisato. Ma i protagonisti siamo noi di questo rocambolesco inseguimento….
Ci provano ancora! Stavolta spingendo sull’acceleratore ci affiancano, lo sbirro passeggero esce dal finestrino e a paletta spiegata ci urla di uscire alla prossima. Con un ghigno ci prepariamo al prossimo siparietto…
Intanto il secondo gruppo (un furgone) dopo aver fatto rifornimento si rimette in marcia. Musica a palla e ignara dei caroselli appena avvenuti, brucia l’asfalto per decine di km. All’improvviso con la coda dell’occhio, dei flash blu catturano la sua attenzione. No, non erano luci natalizie, ma bensì ancora loro, sempre loro. In una comunicazione con il resto della carovana, capiamo che un ricompattamento sarà imminente. Infatti ecco che l’altro furgone viene indirizzato alla stessa uscita.
E via con la solita tiritera documenti, autocertificazioni, insulti, provocazioni ecc. ecc.. Dopo una ventina di minuti in un leggero stato di agitazione, vediamo due agenti che chiameremo Micco e Macco, fare dentro e fuori dalla macchina con aria incerta;
micco < Ma dov’ è? Sei sicuro di aver guardato li?>
macco < Guarda sotto al sedile >
micco < Ho già guardato >
macco < Guarda nelle fessure, lo sai che s’infilano nelle fessure >
micco < lo so che s’infilano nelle fessure! >
Mentre l’autoperquisizione continua a dare esito negativo, capiamo che quello che cercano è un nostro documento mancante. Iniziamo a lamentarci della scarsa professionalità del personale in divisa. Mentre assistiamo a questo becero teatrino con un grande sorriso velato dalle mascherine che per l’occasione scegliamo di indossare, notiamo l’imbarazzo dei loro colleghi in borghese che culmina mentre Micco e Macco srotolano la bandierina arancione e il triangolo d’emergenza per assicurarsi che il documento smarrito non fosse inciampato proprio li. Cosi dopo la verifica delle bocchette dell’aria condizionata, ipotizzano di smontare tutto il cruscotto davanti.
A un certo punto, colpo di scena, una lampadina si accende. Micco e Macco si guardano le mani e si ricordano di saper contare fino a cinque. Il documento smarrito era in realtà un errore di calcolo.
Si avvicinano con fare sospetto, ad uno di noi, che nel mentre schiacciava un pisolino: < ehi tu! Me l’hai dato il documento? > < No!non me l’hai chiesto! >. Risolto il mistero del documento smarrito!
Concentriamo la nostra attenzione ai tre in borghese; e gli esistenziali dilemmi di una vita riaffiorano: chi sono? Da dove vengono? Cosa fanno qua? Chi li manda? Con chi si organizzano? Ci rispondono vagamente che sono della questura locale e che non sanno niente di noi. Il “normale” controllo finisce e riprendiamo la strada..ma non finisce qui!
Dopo svariati km ci accorgiamo di essere nuovamente seguiti da una macchina in borghese, altri caroselli tra rotonde, cambi di direzione e manovre per sparaflasharli con i nostri abbaglianti, ci fanno accertare che sono loro, quelli della “questura locale”. Ci spingiamo quindi a suggerirgli delle risposte piu appurate sulle domande di prima. < siete quindi la digos? > < siete i ros?, siete un po lontanucci dal vostro piccolo paesino? Quindi starete con noi tutta la notte? > non giunge risposta. Ed è cosi che ci seguiranno fino a destinazione.

Sosta Montanara

Incontriamo le persone di la (per qualcun* di noi un rincontro o piuttosto una carrambata). Un incontro prezioso; tocchiamo tante questioni, confronti super profondi su questo territorio, sulle lotte di qui, sull’emigrazione, il viaggio, il carcere, gli affetti e tanto altro. I monti sono il contesto ideale per riaggiornarci e definire le tappe della carovana sull’isola. Si discute anche sul senso più profondo dell’intera iniziativa, del portare la solidarietà fuori dalle mura delle carceri, del farlo nel territorio siciliano che è la regione con la più alta concentrazione di strutture carcerarie (24), oltre che ospitare varie basi militari della Nato e centrali logistico-operative dell’Eni. Proseguire è più che giusto: siamo d’accordo, quasi tutti.
In queste bellissime giornate c’è sempre stato qualcuno che non ci perdeva d’occhio. Siamo andat* a verificare ed erano sempre loro: quelli della “questura locale”. Tra chi se la dormiva e chi invece non perdeva occasione di mostrarci il ferro nei pantaloni (con un movimento pelvico che farebbe rabbrividire anche il peggior ballerino di balli di gruppo di caracas)si sono fatti dire con vari accenti e dialetti siciliani quanto la loro presenza fosse sgradita. Ma basta dare cosi tanta importanza a questi sgherri c’è una carovana da portare avanti!!!daje forteee

Direzione Palermo: IL BLITZZETTONE

Si decide di andare a Palermo, tappa abbastanza strategica per i programmi futuri. Non appena usciamo dall’autostrada (comunque mai sol*e mal accompagnat*), imbocchiamo una strada che taglia a metà un quartiere periferico della città, via dei Mille per l’esattezza. Non facciamo in tempo a percorrere neanche 300 metri che davanti, da destra, sinistra e dietro spuntano volanti su volanti più o meno otto, con una ventina di poliziotti nascosti da tutte le parti, con tanto di giubbotto antiproiettile e pistola in mano puntata dritto dritto sulle nostre facce. Incredul* allo scenario che ci si presenta davanti, scendiamo dai mezzi in mezzo alla strada e da subito ci arrabbiamo e pretendiamo che abbassassero le pistole, avendo comunque paura che un colpo possa partire. Ci vengono chiesti i documenti e dicono di voler perquisire noi e i furgoni. Intanto il traffico è in tilt. Da qualche battuta intimidatoria da uno sbirro in borghese a qualcun*di noi, capiamo che quelli della “questura locale” se l’erano legata al dito per la nostra breve incursione nel loro pick-nik montanaro. Intanto iniziano ad affacciarsi praticamente tutte le persone che erano in casa, e un folto capannello di gente si riunisce dall’altra parte della strada perché gli sbirri vietavano a chiunque di avvicinarsi. Qualcuno di questi tenta di portarci dei caffè ma le guardie glielo impediscono prendendogli i bicchierini dalle mani. Iniziamo, a gran voce, a raccontare cosa ci facciamo in Sicilia, che siamo venut* a salutare dei/delle nostr* amic* che sono in prigione. Le prese di parola, l’ironizzare le loro mosse, i discorsi di denuncia di morti di stato per mano della polizia, che troppo spesso si materializza con colpi di pistola alle spalle, creavano una complicità fortissima con la gente attorno sull’odio e lo schifo per tutto quell’apparato dell’orrore chiamato stato. Con grande rabbia iniziamo ad insultare gli sbirri. Quei birilli blu non hanno più aperto bocca, non sapevano proprio che fare con noi, e dopo comunque tantissimo tempo e le ripetute richieste di specifiche su cosa stavano controllando, ci ridanno i documenti, limitandosi a controllare assicurazione e patente, dicendoci che quello era un normale controllo di polizia. Con grandi sorrisi e chiacchiere salutiamo i e le solidali. WELCOME TO PALERMO.

Agrigento

Ci diamo appuntamento in un paese vicino e raggiungiamo il carcere. Un edificio composto da 2 blocchi maschili e uno femminile con delle zone in ristrutturazione,rimaniamo impressionati dalla collocazione di questo posto infame, una conca ricavata dalla naturale formazione dei monti, ci troviamo in una posizione sopraelevata rispetto alla visuale dei detenuti che ogni giorno il loro panorama dalle sbarre è senza orizzonte, perché dopo il muro possono vedere solo il muro naturale delle pareti della collina. Con le dovute accortezze comunicative riusciamo ad evitare il controllo sbirresco. Una recinzione e un boschetto ci separano dalle mura di cinta. Gridiamo cori di libertà, facciamo qualche intervento al microfono e improvvisiamo una battitura della rete, i detenuti ci sentono e ci rispondono che è una merda lì dentro. Sentiamo anche la voce di Mauro, il compagno recluso, lontano dal proprio territorio e dai propri affetti. L’ennesima dimostrazione di come un prigionierx venga spostato dai propri cari e sballottatx da un carcere all’altro,perché ritenuto pericoloso: ricordiamo che alle sue ultime richieste di misure alternative al carcere per vari motivi, gli è stato risposto che la sua pericolosità non permetteva di accederne è la dimostrazione che esiste un circuito punitivo delle carceri “comuni” che isola, tortura e cerca di spezzare chi non si rassegna. Giorni dopo veniamo a conoscenza di proteste di detenuti per la mancanza di riscaldamento all’interno delle celle e che piove dentro nonostante le ristrutturazioni.
Ancora caricx di emozioni arriviamo a Licata, dopo un breve passaggio per le affollate vie del centro che per il periodo sono addobbate di luci e addobbi natalizi. Alcunx compa ci raccontano essere un paese dove lo sfruttamento agricolo e le produzioni intensive sono sinonimi di grande povertà economica. Cose che si scoprono sempre in un secondo momento,per chi queste cose le vuole sapere.
Noi ci piazziamo in una sorta di baia, un parcheggio per barche, cantieri navali e bische clandestine di giovani motociclisti. Piscine naturali perimetrate da scogli danno riposo alle acque inquiete del mare. Qui è nata Circe. Un occhiolino a tuttx quellx che la conoscono in tutto il suo entusiasmo!Attrezziamo una sorta di campeggio la cucina si avvia, aperitivi, chiacchiere, risate e branchi di cani randagi ci fanno passare degli ottimi momenti di decompressione: la carovana si allarga!


Catania

Raggiungiamo in serata la città stanch* ma felici. Incontriamo altr* complici pien* di entusiasmo e intavoliamo tutt* assieme una chiacchiera caotica e propositiva: energia vulcanica nell’aria!
Il giorno dopo ci svegliamo carich*, si mette in funzione la stampante, si caricano le macchine per un pomeriggio in piazza. Raggiungiamo Castell’Ursino, la digos è già lì ad aspettarci ma poco importa…Sistemiamo i banchetti per la distro e la mostra. La piazza si riempie di solidali ben content* di ritrovarsi in strada assieme in questi tempi di assembramenti vietati. Musica, ragù di soia e interventi al microfono animano il nostro pomeriggio, ci mettiamo in contatto con la piazza di Trieste e un compagno al telefono ci racconta la propria esperienza nel carcere di Modena subito prima delle rivolte e dell’assassinio dei detenuti: lo Stato è pronto a uccidere chi osa ribellarsi, lo ha fatto nelle carceri e lo può fare anche per le strade (non sarebbe certo la prima volta)! Arrivano le guardie e le accogliamo con cori e insulti insieme con i/le vivacissim* ragazzin* del quartiere: tout le monde déteste la police!

Caltagirone

Ci ritroviamo il giorno dopo per salutare i prigionieri a Caltagirone. Il carcere è isolato, lontano dalla città, le mura sono altissime perciò ci sistemiamo in un campo a fianco un po più distanti affinché ci sentano da dentro. Cominciamo con cori di libertà, musica e fuochi. Da dentro ci dicono di avvicinarci un po e ci raccontano del sovraffollamento mettendo l’accento sulla stronzaggine dei secondini. Ci accompagnano coi cori da dentro e sentiamo grida di libertà in varie lingue. Cogliamo l’occasione per salutare Davide, dove al sentire il suo nome pronunciato gli altri prigionieri urlano anche loro, assicurandoci così che nonostante l’isolamento e la repressione al quale fa fronte Davide riceve sostegno e rispetto legato alla sua determinazione, da parte di una buona fetta di prigionieri. Ricordiamo che Davide,compagno sardo deportato in Sicilia per la sua riottosità al regime carcerario, ha tentato di evadere da una delle carceri sicule: Augusta.

Catania bis

Ci rincontriamo dopo qualche giorno di pausa. Sappiamo che alcuni amicx e parenti dei detenuti hanno organizzato un presidio al carcere di Catania. Decidiamo di andare a vedere che succede e troviamo un gruppetto che fa una fiaccolata e alcuni interventi al microfono sulle condizioni sanitarie nelle carceri nel tempo della pandemia. Ci uniamo a loro con cori e battitura per farci sentire da dentro. Raccontiamo ai reclusi e agli altri intorno l’esperienza della carovana e ricordiamo la strage di Modena. Da dentro ci rispondono con una lunga battitura, perciò decidiamo di fare un giro del perimetro del carcere per fare arrivare la solidarietà a tutti i blocchi. Le merde ormai ubriache dalle urla di una bambina, figlia di un prigioniero, che ripeteva a squarciagola tutti liberi, ci riprendono dai gabbiotti sulle mura e ci seguono per un po’ da fuori ma li seminiamo infilandoci nei vicoletti del quartiere.

Siracusa

Claudio, fratello e compagno siciliano recluso nel carcere di Floridia dal 12 giugno per l’operazione Bialystok, compie gli anni il 30 dicembre. Siamo decis* a festeggiarlo come si deve, perciò raggiungiamo quell’enorme galera, la seconda per dimensioni in Sicilia. Attraversiamo un campo di cachi e cominciamo a fare più rumore possibile per farci sentire, visto che siamo comunque molto lontan* dalle mura. I prigionieri ci sentono e vedono i fuochi, lo capiamo dal fatto che accendono e spengono le luci delle celle e dalla potente battitura che si sente fin dove siamo noi. Gli raccontiamo le informazioni che abbiamo saputo dalle altre carceri e gli gridiamo tutta la nostra vicinanza, ma è anche quasi capodanno perciò vai con la festa: musica a richiesta, cori e fuochi per più di un’ora! I prigionieri ci avvisano che gli sbirri stavano arrivando verso di noi e ci consigliano di scappare, li ringraziamo ma siamo determinatx a rimanere di più. Le guardie effettivamente ci bloccano nella stradina dove avevamo lasciato i mezzi, ci sono tutti: polizia, carabinieri, finanza e penitenziaria, compreso il comandante delle guardie del carcere che s’improvvisa capopiazza. Prendiamo questa situazione come un chiaro segnale che sia fuori che dentro non ci sono abbastanza agenti per contrastare, in tempi rapidi, i saluti. Per giustificare il fermo il comandante ci dice che questo saluto ha creato scompiglio, e non perde occasione per valorizzare il suo lavoro di tutela dell’ordine penitenziario, con un agghiacciante rimando alla strage di Modena. Ribolle il sangue di tuttx noi nell’avere di fronte un capo-portachiavi di merda, e quell’allusione alla rivolta di Modena la interpretiamo come una minaccia e un permesso di uccidere chi si ribella. Con ancora tanta rabbia e determinazione continueremo ben oltre la fine della carovana a lottare contro il carcere e cercare di sostenere le lotte dei/delle prigionierx.

TUTTI E TUTTE LIBERE.

..un contributo da alcunx compa siculx
La carovana ha sicuramente portato una boccata d’aria fresca quì nell’isola! Settimane molto intense legate da lunghi momenti di discussioni, confronti, stimoli e nuove idee. Tra cene, gite, riunioni, scambi di saperi e pratiche siamo riuscit* non solo a instaurare nuovi legami ma anche a rinsaldare quelli più o meno presenti, spesso estenuati e inariditi dalla presunta sterilità del contesto.
Che riflessioni possiamo trarre da questa esperienza? Che probabilmente la Sicilia, nonostante le poche forze, abbia una carica ribelle inespressa e su quanto sia importante innescarla tramite il flusso di idee e pratiche di lotta che circolano nel resto del continente. Nonostante il mondo globalizzato abbia le pretese di eliminare le distanze, la condivisione di idee e pratiche non può essere reperita se non attraverso reali frequentazioni e quanto questo processo necessiti intesa e confidenza, determinanti per spezzare l’isolamento. A pensarci bene, tutto ciò rispecchia la condizione carceraria territoriale che fa dell’ isolamento il suo caposaldo. Ad oggi la Trinacria conta il maggior numero di istituti penitenziari d’Italia e viene spesso usata come meta punitiva per allontanare i/le detenut* dall’affetto dei propri cari e dei solidali. Ancora una volta è la dimensione carceraria ad evidenziare le contraddizioni del sistema e a trovare coraggiosi e acuminati percorsi di lotta per aprire squarci di libertà.

Daje forte carovana, State of Mind!!! “